
In montagna la vita era connaturata con l’ambiente, dal quale si ricavava ogni sostentamento.
La nuda terra e il bosco erano elementi da cui dipendeva la sopravvivenza delle famiglie, attraverso una serie di attività agricole e forestali, scandite da un secolare calendario.
Ogni stagione era connotata da specifiche lavorazioni: in primavera si concimavano e si aravano i campi per le semine (cereali, patate e legumi); in estate si falciavano i foraggi, si mietevano i cereali (orzo, segale, avena e grano), si facevano fasci di rami con foglie per l’alimentazione invernale degli animali, si raccoglievano le patate e i frutti dell’orto. Durante tutto il periodo estivo gli animali venivano condotti e vigilati ai pascoli. In autunno si pulivano i castagneti e si raccoglievano le castagne; si mettevano da parte foglie e felci per fare la lettiera agli animali, si preparavano i campi per le semine invernali (cereali autunno-vernini).

In inverno si effettuavano i lavori nel bosco: potature, taglio di legname per il camino e per il forno (strutture essenziali per la trasformazione dei prodotti e per la cottura dei cibi). Dai tronchi più grossi si ricavavano travi e tavole per uso edile e pali per vari utilizzi. Anche l’allevamento faceva parte della quotidianità del montanaro: ogni famiglia possedeva animali da cortile (galline e conigli), in relazione al terreno posseduto e, in base alla possibilità di produrre foraggi e mangimi, si allevavano anche pecore, capre, qualche bovino e, nel caso di una buona disponibilità
di foraggi, un somaro.
Frequentissimo era l’allevamento del maiale che, con le castagne, era al centro dell’alimentazione: il periodo più freddo, di solito la fine dell’anno, coincideva con la sua macellazione e la trasformazione in prodotti di lunga conservazione. Nulla veniva buttato, poiché ogni parte dell’animale trovava un utilizzo (ad esempio, le ossa e il grasso di scarto venivano utilizzati per la produzione di sapone).
Non c’era vacanza per i montanari: ogni stagione richiedeva specifiche attività e soprattutto d’estate le necessità agricole erano incombenti, tanto che pure i ragazzi e i bambini si occupavano di varie attività, fra le quali la più frequente era la vigilanza degli animali al pascolo.

In quel mondo la vita, il lavoro e il tempo libero non erano aspetti distinti nella giornata; tutto era scandito dall’atavico susseguirsi delle stagioni. Valori laici e religiosi si intrecciavano in un imperscrutabile equilibrio oggi perduto.
Di quel mondo rimangono solo frammenti: quei frammenti sono le nostre radici e la nostra identità.