Ca’ di Magnani (Baragazza), anni Sessanta del Novecento

In montagna la vita era connaturata con l’ambiente, dal quale si ricavava ogni sostentamento.
La nuda terra e il bosco erano elementi da cui dipendeva la sopravvivenza delle famiglie, attraverso una serie di attività agricole e forestali, scandite da un secolare calendario.
Ogni stagione era connotata da specifiche lavorazioni: in primavera si concimavano e si aravano i campi per le semine (cereali, patate e legumi); in estate si falciavano i foraggi, si mietevano i cereali (orzo, segale, avena e grano), si facevano fasci di rami con foglie per l’alimentazione invernale degli animali, si raccoglievano le patate e i frutti dell’orto. Durante tutto il periodo estivo gli animali venivano condotti e vigilati ai pascoli. In autunno si pulivano i castagneti e si raccoglievano le castagne; si mettevano da parte foglie e felci per fare la lettiera agli animali, si preparavano i campi per le semine invernali (cereali autunno-vernini).

Mietitura del grano a mano, Casale (Castiglione dei Pepoli), anni Ottanta del Novecento

In inverno si effettuavano i lavori nel bosco: potature, taglio di legname per il camino e per il forno (strutture essenziali per la trasformazione dei prodotti e per la cottura dei cibi). Dai tronchi più grossi si ricavavano travi e tavole per uso edile e pali per vari utilizzi. Anche l’allevamento faceva parte della quotidianità del montanaro: ogni famiglia possedeva animali da cortile (galline e conigli), in relazione al terreno posseduto e, in base alla possibilità di produrre foraggi e mangimi, si allevavano anche pecore, capre, qualche bovino e, nel caso di una buona disponibilità
di foraggi, un somaro.
Frequentissimo era l’allevamento del maiale che, con le castagne, era al centro dell’alimentazione: il periodo più freddo, di solito la fine dell’anno, coincideva con la sua macellazione e la  trasformazione in prodotti di lunga conservazione. Nulla veniva buttato, poiché ogni parte dell’animale trovava un utilizzo (ad esempio, le ossa e il grasso di scarto venivano utilizzati per la produzione di sapone).
Non c’era vacanza per i montanari: ogni stagione richiedeva specifiche attività e soprattutto d’estate le necessità agricole erano incombenti, tanto che pure i ragazzi e i bambini si occupavano di varie attività, fra le quali la più frequente era la vigilanza degli animali al pascolo.

Casale (Castiglione dei Pepoli), anni Ottanta del Novecento

In quel mondo la vita, il lavoro e il tempo libero non erano aspetti distinti nella giornata; tutto era scandito dall’atavico susseguirsi delle stagioni. Valori laici e religiosi si intrecciavano in un imperscrutabile equilibrio oggi perduto.
Di quel mondo rimangono solo frammenti: quei frammenti sono le nostre radici e la nostra identità.