Una sala dedicata agli oggetti e all’insediamento umano sul territorio dall’Età medievale all’Età contemporanea

Il popolamento antico tra Setta e Brasimone

La presenza umana lungo la valle del Setta è testimoniata dalla media Età del Bronzo (XVII-XIV sec. a.C.), con il ritrovamento nel 1881 di 43 asce di bronzo a Rocca di Badolo: oggetti dai precisi connotati strumentali ed ecomici nonché recanti anche un valore sacrale e premonetale.
Paesaggio castiglioneseCon la fine del IX – inizi dell’VII secolo a.C. anche a sud del Po si assistette alla nascita di un capillare tessuto insediativo, che coinvolse anche la fascia pedemontana dell’Appennino tra il Reno e i torrenti Savena e Idice. A questo periodo risalgono i rinvenimenti di Santa Maria Villiana (Gaggio Montano) e Poggio Gaggiola (Castel di Casio), dove sono stati individuati i resti di un insediamento a capanne.
Nel corso del VII secolo il territorio a sud di Bologna si addentrava moderatamente nelle  diverse valli appenniniche, ad eccezione della Valle del Reno sulla quale il controllo era più capillare ed esteso a tutta la valle, nella quale si snodava la via che metteva in comunicazione Bologna con l’area tirrenica.
Le componenti autoctone di origine ligure mantenevano il controllo delle zone più alte, mentre la media montagna si apriva ad iniziative di popolamento villanoviano, come quella di Villa le Croci a Scascoli (Loiano), dove nel 1882-1883 si rinvennero un gruppo di tombe a cremazione del Villanoviano III (750- 680 a.C.) e IV (680-530 a.C.).
Di particolare rilevanza è poi il ripostiglio di 14 asce di bronzo scoperto nel 1964 a Burzanella, dello stesso tipo di quelle, più antiche, di Rocca di Badolo.

A Cinghione (Camugnano) un’ascia di bronzo della media Età del Bronzo veniva utilizzata ancora come strumento di taglio in età moderna.
Tra i siti riferibili all’età antica si possono ricordare anche quelli dell’alto bacino del Reno e dei suoi confluenti: Santa Maria di Villiana, Monte della Croce, Poggio Gaggiola, Rocca di Roffeno. Altri di più recente scoperta sono Monte Bastione nell’alta valle del Savena, Monte Bibele e Monterenzio vecchio nella valle dell’Idice.

Si tratta di insediamenti d’altura mirati al controllo territoriale e delle percorrenze e allo stesso tempo legati a risorse ambientali favorevoli all’allevamento e alla caccia.
Il periodo etrusco coincise in Appennino con la definitiva affermazione della via del Reno come direttrice principale verso la Toscana e della città di Marzabotto (Kainua), che estese la sua influenza alle aree circostanti: Sperticano e Sibano nella valle del Reno; Montorio (Monzuno), dove sono state ritrovate alcune statuette bronzee a figura schematica attribuite al V sec. a.C., e Ca’ d’Onofrio (Castiglione dei Pepoli) presso cui sono state rinvenute alcune sepolture. Importanti reperti di epoca etrusca provengono dalla zona tra Montovolo e Monte Vigese: Monteacuto Ragazza fu sede di un piccolo santuario, dalla cui stipe votiva si hanno diverse statue enee antropomorfe, due delle quali, raffiguranti devoti offerenti, mostrano una pregevole fattura. Dalla località Querzé di Burzanella (Camugnano) vengono infine 14 asce di bronzo in ottimo stato di conservazione.

Particolare rilievo assumono i ritrovamenti, nei pressi di Lagaro (Castiglione dei Pepoli), effettuati negli anni Ottanta dell’Ottocento durante i lavori di realizzazione della nuova strada nazionale per Bologna. Tra Pian di Setta e Lagaro, sulla cresta del monte, sono state scavate nel settembre 1881 alcune tombe di epoca etrusca da cui diverse suppellettili. L’abitato, presso cui doveva forse trovarsi un’area sacrale, sorgeva lungo un’importante direttrice stradale che collegava l’area della Toscana meridionale (attiva nella produzione metallifera) alla costa adriatica. Ad un epoca più tarda fanno riferimento invece i ritrovamenti effettuati preso la vicina località di Confienti (Castiglione dei Pepoli), che attestano varie sepolture di età gallica contenenti corredi funebri riferibili alla cultura etrusca, anche con materiale ceramico grezzo forse prodotto in loco. L’arrivo delle popolazioni celtiche si inserì in un ambito etnico piuttosto composito, con i Liguri che presidiavano le parti più alte delle pendici appenniniche ed Etruschi e Umbri nelle zone collinari e di pianura. L’affermazione dell’abitato di Monte Bibele (Monterenzio) coincise con l’abbandono della direttrice viaria di lunga percorrenza della Valle del Setta, a cui venne preferito un tracciato più orientale. All’età gallica apparrengono i frammenti di grandi olle o giare  rinvenute a Ca’ Vidola (Camugnano) nel 1878.

Nella complessa organizzazione del popolamento celtico all’interno delle vallate appenniniche, se Marzabotto appare estraneo alle influenze del mondo greco-etrusco, una fattoria legata allo sfruttamento rurale del territorio, un altro centro sempre più a sud, sempre nel bacino appenninico Brasimone-Setta-Reno e conosciuto come necropoli di Confienti, rivela caratteristiche analoghe ai centri più orientali di Monte Bibele e Monterenzio Vecchio: grande ricchezza dei corredi, vasellame etrusco figurato a vernice nera, manufatti di metallo. A Confienti abbiamo dunque testimoniata – per quanto mal conosciuta dagli scavi ottocenteschi – una realtà celtico-etrusca che ebbe un ruolo importante nel controllo delle direttrici commerciali dalla Toscana alla Pianura Padana fino a Spina e ad Adria (Vitali).
L’età romana portò un notevole incremento demografico nella zona di confluenza tra Reno e Setta, ove si realizzarono le opere di captazione dell’acquedotto di Bononia. Evidenze archeologiche, seppure sporadiche, si ritrovano anche più a sud: lungo la riva sinistra del torrente Brasimone, presso la confluenza con il Setta, si recuperarono nel 1909 i resti di cinque sepolture di epoca romana, da cui un vaso di bronzo contenente sette monete. Altri rinvenimenti di materiale ascritto all’età romana, ottocenteschi e piuttosto dubbi, sarebbero stati effettuati a Castiglione (Chiesa Vecchia), Rasora, Sparvo e Campiano (Piano del Voglio).